L’allevamento ovino svolto a livello estensivo, semibrado, garantisce la salvaguardia ambientale, la prevenzione degli incendi, la biodiversità.
Fantasia e innovazione per restituire all’allevamento ovino competitività e margini di guadagno accettabili. La ricetta porta la firma del Bioagriturismo La Porta dei Parchi già socio fondatore dell’Associazione regionale produttori ovicaprini (Arpo), aderente all’Uiaproc ed una delle realtà di punta dell’associazionismo in ovinicoltura. Da Anversa degli Abruzzi, un paesino in provincia dell’Aquila dove ha sede l’azienda agricola è riuscita infatti a “fare in giro del mondo” grazie ad alcune brillanti iniziative legate da un filo conduttore, che è quello di salvare la pastorizia dall’estinzione (basta pensare che in Abruzzo si contano oggi soltanto 350 mila pecore a fronte degli oltre 3 milioni del periodo antecedente la prima guerra mondiale).
“Siamo assolutamente convinti che lo sviluppo dell’ovinicoltura debba procedere nel solco della tradizione, cercando di mantenere intatte determinate tecniche di produzione come l’allevamento estensivo, l’alpeggio o la transumanza verticale e astenendosi da pratiche che potrebbero sconvolgere la fisiologia degli animali, come purtroppo “mucca pazza” ha evidenziato – sottolinea Manuela Cozzi, ideatrice dell’iniziativa Bisogna però escogitare dei modi nuovi di proporre e differenziare il prodotto sul mercato tentando di dargli valore aggiunto e garantendogli riconoscibilità per i contenuti di genuinità e tipicità che altrimenti si perderebbero nel mercato globale”.
Con uno sforzo creativo non da poco si è arrivati così a tracciare delle linee guida lungo le quali muoversi. “Per prima cosa abbiamo cercato di allungare la filiera il più possibile, perché oggi non basta più produrre, ma occorre saper trasformare inventandosi, se necessario, un mercato di nicchia in grado di apprezzare e valorizzare la qualità dei prodotti che gli vengono offerti. La sopravvivenza nel settore ovino di una filiera, per quanto piccola possa essere, è assolutamente indispensabile. Ecco perché, procedendo controcorrente rispetto agli orientamenti comunitari, dobbiamo favorire la sopravvivenza dei piccoli mattatoi, dei piccoli caseifici, dei laboratori artigianali, anche a livello aziendale. E l’agriturismo è uno degli anelli della filiera che soprattutto per le aree montane rappresenta e rappresenterà sempre di più l’ancora di salvezza della agricoltura montana.
Anche l’agriturismo, dunque, può essere considerato un ulteriore anello della catena, “a patto però che si proponga come uno strumento di valorizzazione delle produzioni aziendali e non come la mistificazione di una ristorazione più o meno camuffata”.
A livello di innovazione l’azienda la sa lunga avendo messo a punto prodotti innovativi come il salame di pecora e la ricotta affumicata provvisti di notevole valore aggiunto rapportato ai pregi organolettici e nutrizionali.
“L’affumicatura è senz’altro la migliore alternativa alla salatura: ci permette infatti di ottenere un prodotto serbevole, che si conserva per ben sei mesi, delicato e particolarmente appetibile, grazie anche agli aromi particolari conferiti dal legno”.
A completare l’offerta troviamo la pecora in porchetta e i prosciutti di pecora, pronti all’uso e capaci di esaltare gli ottimi requisiti di una carne che in passato, per la sua elevata digeribilità, era impiegata per lo svezzamento dei lattanti. La commercializzazione è per lo più diretta, rivolta a ristoranti specializzati e ad una piccola fetta di rivenditori al dettaglio (tra i quali la grande bottega virtuale di prodotti tipici Esperya) e, utilizzando una rete di corrieri, il Consorzio di produttori biologici “Parco Produce” del quale l’azienda si avvale, è in grado di effettuare le consegne in tutta Italia a tempi di record dalla trasmissione del fax d’ordine.
Accanto ai derivati di latte e carne anche la lana, prodotto oggi quanto mai negletto, si avvia a riconquistare un po’ di popolarità in una nuova veste. “L’ampia diffusione di cui ancora gode in Abruzzo la Sopravvissana, razza a triplice attitudine, ci ha spinto a cercare delle collocazioni alternative. E’ maturata così l’idea di realizzare dei gadget in pura lana vergine naturalmente colorata, da commercializzare nelle aree parco, e con questa finalità stiamo selezionando delle piante tintoree con il progetto “coltivare l’arcobaleno” che ben si prestino a tale impiego.
Ma non è tutto. Alla valenza economica dell’allevamento ovicaprino, che nei territori marginali rappresenta una validissima risposta al problema dell’occupazione (su questo fronte in un paesino di meno di 300 anime qual è Anversa degli Abruzzi la cooperativa Asca, con dieci dipendenti, ha una ricaduta maggiore di quella della Fiat a Torino) si affianca la sua insostituibile funzione di presidio del territorio. “Potrà sembrare un paradosso – conclude Manuela – ma se vogliamo i turisti non possiamo rinunciare alle pecore. L’allevamento ovino svolto a livello estensivo, semibrado, garantisce la salvaguardia ambientale, la prevenzione degli incendi, la biodiversità. Per questo ci siamo fatti promotori di due progetti, attualmente all’esame dei ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente, che riguardano la costituzione del Parco dei tratturi, dove rilanciare le attività produttive ecocompatibili, e il riconoscimento di aziende agroambientali per dare un po’ di visibilità a chi la merita”.
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